Intervista a Nico Battaglia

(realizzata in collaborazione e trasmessa su ReView di Parole di vita, troverai il video integrale in fondo all’articolo)


Ciao Nico e benvenuto, su CPN Magazine.

Prima di entrare nel vivo della tua storia, vorrei chiederti di spiegarci cosa è la musica cristiana in Italia e quale è il suo percorso nel mondo.

Beh, si potrebbe parlare per ore di musica cristiana o di musica sacra, visto che le sue origini sono antichissime. Quello che ascoltiamo oggi non è altro che l’evoluzione di un percorso che si è sviluppato nell’ambito liturgico a partire dagli anni ’60-’70 ad opera di alcuni autori cristiani, in particolare statunitensi, i quali hanno utilizzato un genere musicale a loro contemporaneo per condividere il messaggio legato al Vangelo.

Oggi la musica cristiana è diffusa in tutto il mondo e si esprime attraverso vari generi musicali, ma ciò che la contraddistingue è il messaggio che essa contiene. Io sono dell’idea che non basti cantare di Gesù o dei principi legati al Vangelo, credo sia indispensabile vivere quei principi. Un percorso di fede personale è insomma il presupposto per condividere attraverso la propria musica il messaggio più bello che si possa trasmettere, l’Amore di Dio. Insomma, più che di musica cristiana mi piace parlare di cristiani che fanno musica, cioè di uomini e donne che, dopo aver fatto un’esperienza autentica di fede, decidono di veicolare attraverso la musica la loro esperienza.

Parlando di esperienze, vorrei chiederti quando e come ti sei accostato alla musica ed in particolare a questo nuovo modo di esprimere la tua fede.

Come dicevo, il mio percorso musicale è stato molto semplice ed è iniziato successivamente alla mia esperienza di fede, quando da adolescente ho scelto di vivere un cristianesimo sincero, vero e profondo: da quel momento in poi ho desiderato essere utile nella piccola chiesa evangelica che frequentavo in Puglia.

Avendo imparato a suonare la chitarra acustica, è iniziato un percorso di servizio che mi ha portato nel tempo a sviluppare un desiderio sempre più forte di condividere, anche fuori dalla mia chiesa, la mia esperienza di fede attraverso la musica.

Mi piaceva scrivere canti, che inizialmente venivano cantati solo all’interno della mia chiesa la domenica. Col tempo, attraverso delle amicizie, esattamente a fine anni ’90, ho iniziato a lavorare ad alcuni miei brani, che nel 2003 sono stati raccolti nel mio primo disco: Isola di grazia. Da lì in poi il mio percorso ha preso una direzione ben definita che mi ha portato a dedicarmi interamente alla musica.

Ci racconti un po’ come arrivano i testi delle tue canzoni e in che modo Dio ti ispira?

Prima parlavamo di esperienze che devono precedere un certo tipo di servizio ed è chiaro che per scrivere una canzone ci deve essere l’esperienza vissuta: se non si vivono determinate esperienze, non si possono raccontare. Inoltre una fonte di ispirazione per me importante è la Bibbia, in quanto Parola di Dio.

Molti dei miei brani sono ispirati a esperienze che ho fatto attraverso questo libro meraviglioso, capace di leggerti dentro mentre tu lo leggi. Dio mi concede di rielaborare il testo mentre cerco di mettermi dal punto di vista delle persone di cui la Bibbia racconta, come fossi io il protagonista. La forza che c’è nella condivisione di un messaggio è direttamente proporzionale all’esperienza che facciamo: più in profondità viviamo le cose, più profondo sarà il nostro messaggio.

Ecco perché tengo molto a sottolineare che, più che di musica cristiana come genere, preferisco parlare di cristiani che fanno musica, in quanto persone innamorate di Gesù. Non si tratta di intraprendere un percorso religioso ma di avere una relazione personale e profonda con Dio.

Ovviamente, noi parliamo sempre di percorso di fede, non di carriera musicale, giusto?

Con il tempo la musica potrebbe diventare anche una professione, ma ciò non deve essere il fine del percorso. La musica rimane sempre un mezzo per portare il messaggio del Vangelo agli altri in qualità di ambasciatori di Cristo. Nel caso dovessimo scoprire che per noi non è più così, meglio fermarsi un attimo e rivalutare alcune cose.

Nico, nel 2018 accade qualcosa che modifica il tuo percorso. Ci racconteresti qualcosa a riguardo?

Si, lo definisco un periodo spartiacque, di quelli che ti fanno chiudere un capitolo per aprirne un altro. Mi è stato diagnosticato un carcinoma alla lingua, una parte del mio corpo fondamentale per il tipo di servizio che offro a Dio, fatto di musica e di canto.

Questo ha comportato un percorso lunghissimo che è iniziato con un intervento chirurgico attraverso il quale mi sono stati asportati il tumore e una parte di tessuto dall’avambraccio. Sono stato in seguito sottoposto a dei cicli di chemio e radioterapia intensi. Dopodiché, mi sono ritrovato nel mese di settembre 2018 estremamente debilitato. Inoltre parlavo malissimo, figuriamoci se riuscivo a cantare. Fisicamente ero particolarmente provato da quell’esperienza devastante ma questo periodo è stato caratterizzato anche da una scelta, da parte mia e di mia moglie, di rimanere fedeli e attaccati al Signore.

Il percorso di fede, di cui parlavamo prima, ci ha aiutati ad affrontare questo gigante che si era presentato davanti, con la consapevolezza che Dio era con noi e che ci avrebbe guidato ad ogni passo. Dopo quel periodo di terapia ho dovuto fare un’altra scelta molto importante, cioè quella di non arrendermi alla possibilità di poter tornare a cantare.

Di fronte alle parole dei medici che si sono espressi a sfavore, ho deciso di reagire: mi sono messo a lavorare sul mio corpo, sui miei pensieri, sui miei sentimenti e oltre che mantenere viva la fede e rimanere attaccato al Signore e alla Sua Parola, ho deciso di intraprendere un percorso di riabilitazione, fatto di fisioterapia e di logopedia.

Ho anche preso delle lezioni di canto, insomma mi sono messo al lavoro, realizzando qualcosa che condivido molto volentieri e che è diventato per me un motto importante: a Dio spetta l’impossibile, a noi il possibile.

Dio compie ciò che per noi è impossibile ma ci sono anche delle cose possibili che io e te dobbiamo fare.

Significa compiere un atto di fede. La fede muove all’azione e nel momento in cui noi facciamo il possibile, Dio interviene facendo l’impossibile. Alcune volte, invece, ci accostiamo a Dio credendo che Lui debba fare tutto da sé e deleghiamo a Lui anche quello che in realtà dovremmo fare noi.

Questa consapevolezza mi ha aiutato ad esercitare la fede e mi ha permesso di continuare a scrivere, anche se non avevo la certezza di poter cantare in futuro ciò che stavo scrivendo. Tutti i canti scritti in quel periodo sono stati il mio canto di fede, il mio canto di vittoria. In particolar modo un brano, che poi ha dato il titolo a questo mio ultimo disco, che si intitola Io canto ancora. Ancora una volta, la mia fonte principale di ispirazione è stata la Bibbia, precisamente il salmo 42.

“Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me? Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.”

Questo salmo termina con un messaggio di speranza e di determinazione che mi ha portato ad affermare che, nonostante tutto, io avrei continuato a celebrare il Signore. Questo è diventato il mio grido, il mio canto di fede che poi è diventato un canto di vittoria.

Oggi “Io canto ancora” non è solo il titolo speranzoso del mio ultimo disco, ma la mia esperienza di vittoria che continuo a condividere ovunque. Dio compie miracoli ancora oggi ma io credo che, per quanto bello possa essere ricevere un miracolo, così come l’ho ricevuto io, esso non cambia la vita in profondità.

Solo una vita cambiata e trasformata da Gesù, diventa una vita che produce miracoli.

Tutto quello che ho vissuto è stata una grande opportunità di crescita che Dio mi ha concesso, per essere un uomo migliore e poter cantare con una certezza e consapevolezza diverse.

Puoi vedere l’intervista integrale nel canale di ReView su Parole di vita

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